lunedì 10 dicembre 2012

Na 'razioni pi quannu lampia (Un'orazione da recitare durante i temporali)


Dall'antro buio della tradizione orale salta fuori questa "razioni", un'orazione, antica, non più in uso, al limitare dell'oblio:

San Giuvanni e San Gilormu, 
quantu è ranni lu vostru nommu!
Non durmiti ma vigghiati,
ca li lampi su addummati.
Scuru si voscu salutannu me.
Maria domine me, 
li me su fatti.
Commu sarvati a me,
sarvatini a tutti quanti.

La traduzione è dubbia. Restano buchi e parti poco sensate:

San Giovanni e San Girolamo,
quanto è grande il vostro nome!
Non dormite, ma vegliate,
giacchè i lampi son'accesi.
..........................................?
Maria, mia signora, 
i miei (?) sono fatti (?).
Come salvate me,
salvateci tutti quanti.

Anche i più anziani non hanno saputo tradurla in un testo di senso compiuto, quindi è probabile che alcune parti siano mancanti o travisate. Così, volendo speculare sull'originale significato, potremmo  ipotizzare che "Scuru si voscu salutannu me" derivi da una formula simile a "Scuru si boscu, si lu dannu me", ovvero "Bosco sei buio, sei il mio danno"; e la frase potrebbe aver tratto origine dal fatto che l'orazione, forse, era recitata da viandanti o pellegrini quando attraversavano un bosco buio durante un temporale. Non ci è dato saperlo.

Ci sono elementi a supporto dell'ipotesi che l'orazione discenda direttamente da Gioiosa Guardia (abbandonata sul finire del 1700). E' documentato, per esempio, che morire colpiti da un fulmine non era cosa rarissima (Gioiosa Guardia dimorava sulla vetta del Meliuso, risultando l'oggetto più elevato entro un raggio di vari chilometri). C'era quindi ragione di chiedere protezione ai santi. E uno dei santi protettori di Gioiosa Guardia fu appunto San Giovanni che appare in un quadro, raffigurato assieme ad altri santi, mentre intercede verso l'Onnipotente il quale scaglia saette sul (fu) ridente paesello. L'interpretazione più accreditata dell'evento dipinto è che Dio s'era stancato del fatto che i gioiosani, sebbene in quaresima, continuassero con le loro carnavalate (serate danzanti, bevute e quant'altro). Difatti il bambino/angelo sulla sinistra, guardando verso la terra, puntava il dito sul calendario apostrofando i gioiosani: 
-"u viditi chi jornu è!? Semu in quaresima. L'at'a finiri i ballari!" Nel frattempo San Giovanni intercedeva: - "Ca lassatili perdiri, va! Manciari già nunn'anu pi tuttu l'anno, a televisioni ancora l'anu invintari. E c'an'a fari!?"
San Rocco sulla sinistra: "Ca cummu vi poti u curi?"
Santa Barbara al centro, protettrice contro saette e temporali: - "Ah! Viditi ca vi pigghi 'ssi lampi e va fazzu finiri na vota pi tutti!"
Santa Rosalia prendeva appunti di questo dialogo e scriveva l'orazione originale.

Cosa centra San Gilormu in tutto questo? Mistero buffo. Tuttavia pare che in paese ci fossero delle cappelle in onore di San Girolamo e, difatti, il nome era comune tra i gioiosani.

Anche questa ipotesi sull'origine dell'orazione resta, per l'appunto, solo un'ipotesi senza un solido supporto. Insomma, misteri del mio paese. Chi conoscesse una versione più completa di questa orazione, o una sua variante, o qualsiasi notizia rilevante, è il benvenuto a postarla qui sotto. 

Figure:
1. Particolare del quadro riportato in basso. Questa è considerata l'unica rappresentazione attendibile di Gioiosa Guardia.
2. Quadro di Santa Barbara.

Fonti e aprofondimenti:
1. Discussioni con Rossana e Pina.
3. "Gioiosa Marea, dal Monte di Guardia a Ciappe di Tono e San Giorgio", Armando Siciliano Editore, Messina, 2003.
4. Discussioni con Marcello Mollica.

Note:
1. L'interpretazione del quadro fornita sopra è la più accreditata nella mia testa.