lunedì 11 marzo 2013

A filicedda, ovvero la cedracca

Tra le piante che sanno di fiaba, nelle campagne gioiosane, abbiamo la cedracca, anche nota con una pletora d'altri nomi (erba ruggine, asplenio, spacca pietre, ...). Formalmente ceterach officinarum. Localmente "filicedda" (piccola felce). Il nome scientifico deriva dal nome arabo. 

La si trova un po' ovunque nel circondario, insediata negli antichi muretti a secco, tra le mura dei ruderi nascosti tra gli alberi, tra le spaccature delle rocce. Tanto in piena luce, quanto in zone ombrose e umide. Qualcuno la annovera tra le "piante della resurrezione", similmente alle rose di Gerico, per la capacità di sopravvivere ai periodi aridi essiccandosi, chiudendosi a riccio e rallentando le funzioni vitali in attesa di tempi migliori.
Ne è documentato l'uso a scopi officinali fin dall'epoca medievale, ma non mancano riferimenti ad impieghi più fantasiosi: ad esempio, pare esista la credenza che le fronde, raccolte nelle notti senza luna, legate ad una donna, abbiano il potere di renderla sterile (!). 

Al meglio delle mie conoscenze, noi indigeni gioiosani non ne facciamo alcun uso, né erano soliti usarla i nostri immediati antenati.

Fonti e approfondimenti:
- Osservazioni in natura