giovedì 14 febbraio 2013

La Pignolata Siciliana

La pignolata è uno dei dolci tipici della Sicilia Orientale e insieme alle chiacchiere costituiscono i dolci tradizionali del nostro Carnevale. Le origini e le notizie storiche risalgono a tempi molto antichi,  in particolare all’Epoca Cristiana, dove già allora era conosciuta e diffusa. Il suo nome deriva infatti dalla classica forma dei pezzetti di pasta, che a fine preparazione somigliano a delle piccole pigne o palline ricoperte di miele. Questi dolci sono diffusi in tutta italia in diverse versioni. Nella tradizione napoletana, per esempio, vengono chiamati "struffoli".
La versione messinese, invece, sembra sia nata durante la dominazione spagnola quando, su richiesta delle nobili famiglie, i pasticceri messinesi pensarono di rielaborare l’antica ricetta sostituendovi al miele una copertura di glassa al cioccolato. La ricetta, preparata con ingredienti poveri e semplici, e' stata tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri.
Dalla tradizione alla sua versione più raffinata è così che un dolce di palline di pasta prima fritte e poi assemblate in mucchietti ricoperti di miele o glassa al cioccolato diventa una delle migliori ghiottonerie del Carnevale.

__________ Ingredienti __________

600 g di farina 00
4 uova
1 tuorlo
2 cucchiai di zucchero
80 g di burro
1 bicchierino di limoncello o rum
½ scorza di limone grattugiata
1 pizzico di sale

Per la decorazione:
versione 1: 400 g di miele, diavolina e frutta candita a pezzettini (versione tradizionale e anche napoletana)
versione 2:  300 ml di panna da montare e 300 g di cioccolato fondente o bianco (versione messinese)

 __________ Procedimento __________

Disponete la farina a fontana, impastatela con le uova e il tuorlo, il burro, lo zucchero, la scorza grattugiata di ½ limone, il bicchierino di liquore e un pizzico di sale. Ottenuto un amalgama omogeneo ed elastico, formate una palla e fate riposare mezzora in un recipiente coperto da canovaccio.
Poi lavorate ancora energicamente e brevemente la pasta e dividetela con le mani in palline grandi come mele da cui ricavare, rullandole sul piano (all’occorrenza infarinato) tanti bastoncelli spessi un dito; tagliateli a tocchettini e formate delle palline da disporre su un telo infarinato.
Al momento di friggerli, poneteli in un setaccio e scuoteteli in modo da eliminare la farina in eccesso.
Friggetene pochi alla volta in abbondante olio di semi bollente. Prelevateli quando sono gonfi e dorati, sgocciolateli e depositateli ad asciugare su carta assorbente da cucina.

Decorazione 1: Fate liquefare il miele a bagnomaria in un pentola abbastanza capiente, toglietela dal fuoco e unitevi le palline di pasta fritta mescolando delicatamente fino ad ungerle completamente. Ponete il tutto su un piatto di portata e in fine, quando il miele è ancora caldo, cospargete il dolce con la diavolina e i canditi. Fate raffreddare prima di gustare.

Decorazione 2: Fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria in un pentolino, toglietelo dal fuoco e aggiungetevi la panna mescolando. Prendete le palline una alla volta, immergetele nella glassa e disponetele su un piatto di portata. Fate raffreddare prima di gustare.
Buon appetito!

domenica 3 febbraio 2013

San Biagio

Il 3 Febbraio la chiesa festeggia la giornata dedicata a S. Biagio, protettore della gola. 
Secondo la leggenda, Biagio, un medico, nominato vescovo dalla sua città, fu imprigionato e condannato dai Romani per la sua fede Cristiana. Durante la prigionia compì diversi miracoli e per punizione fu torturato con pettini di ferro. Si ricorda, in particolare, il miracolo del bambino che, sul punto di soffocare a causa di una lisca di pesce, fu salvato dall’intervento del Santo. E’ da questa parabola che prende spunto la liturgia celebrata il 3 Febbraio dove i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostandovi due candele incrociate.
Nella frazione di Francari di Gioiosa Marea a S. Biagio è dedicata una chiesa dove solitamente si festeggia “a candirola” (nome derivante dalle candele consacrate) celebrando questo rito tradizionale con la benedizione della laringe e la distribuzione del pane benedetto. 

Curiosità: gli anziani del luogo raccontano che, quando arrivano i temporali, bisogna accendere le candele benedette in onore di S. Biagio per far allontanare tuoni e fulmini.

Fonti: anziani del luogo & wikipedia.