domenica 26 gennaio 2014

L'Acqua Rocca, Tardiolo ed altre magie


Acqua rocca
Tra le contrade di San Francesco e San Nicolò Vecchio c'è un vallone con alberi secolari, altissimi e ricamati d'edera. Difficilmente il sole penetra fino al sottobosco. Lì, in un incavo, ai piedi di rocche dove si abbarbicano fichi d'india e felci, c'è una sorgente nota come "l'Acqua Rocca". 
Fino ad una ventina d'anni fa le famiglie del circondario vi si recavano  giornalmente per attingervi l'acqua da bere. Poi l'usanza si perse,  alcuni sentieri caddero in abbandono e l'Acqua Rocca, almeno da certe zone, divenne una meta molto difficile da raggiungere.

Recentemente ho visitato questo luogo suggestivo con l'intenzione di farmi una bevuta, tuttavia il corso d'acqua era marcato dalla presenza di una mucillagine rossastra che certamente non invitava all'assaggio e il terreno circostante era farcito di rifiuti (cosa non insolita nella campagna gioiosana). Riflettevo sulla possibile origine della misteriosa sostanza quando dalla grigia coltre del cielo si sporse il signore Iddio onnipotente - quello dei cristiani credo, ma somigliava così tanto a Giove che non potrei giurare chi fosse dei due - e allungando un braccio puntò il dito più in su e mi disse: "vai a Tardiolo". 


Il corso d'acqua era marcato da una mucillagine rossastra.

Dalla grigia coltre del cielo si sporse il signore Iddio onnipotente e allungando un braccio puntò il dito più in su e disse: "vai a Tardiolo". 

Tardiolo è una località nei pressi di San Francesco situata a poche centinaia di metri a monte dell'Acqua Rocca. Armato di buona lena mi incamminai.



A Tardiolo mi accolse un caprone. Lanuto e cornuto. Ci incamminammo per una strada stretta che ad un certo punto s'allargava in uno spiazzo fatto apposta per facilitare le manovre delle macchine. Lì il caprone si fermò. Indicò il vallone sottostante pieno zeppo di rifiuti e mi disse: "un giorno tutto questo apparteneva a voi!"


Caprone
A Tardiolo mi accolse un caprone. Lanuto e cornuto.

Un giorno tutto questo apparteneva a voi.


Frugò nella lana da dove tirò fuori un paio d'occhiali rotondi, da vista, e un rotolo di pergamene. Cercò fino a trovarne una intitolata "Gioiosa Marea, perla del Tirreno". Fece una smorfia, come un sorriso sarcastico, si adagiò gli occhiali sul muso e prese a leggermi un dettagliato inventario dei rifiuti del 2013, coi nomi di chi li aveva buttati e le date: cominciò dai liquami (scarti della lavorazione agricola - Tizio, 17 Novembre 2013), poi i più solidi scarti della lavorazione edilizia (mattoni, mattonelle, cemento, ferraglia, eternit - Caio, 4 Dicembre 2013), e continuò con giocattoli, lattine, bottiglie (di plastica, di vetro, per detersivi, alcolici, bevande ultrazuccherate), fino a barili metallici, cucine a legna, frigoriferi e materassi.

Scarti della lavorazione edilizia.


Cucine a legna, barili, cuscini...


Dopo dieci minuti di lettura si fermò e mi guardò da sopra gli occhiali.
Io ripensavo a "un giorno tutto questo apparteneva a voi!" e mi vergognavo da morire. Lui col suo istinto animale dovette capirlo, ma non s'impietosì per nulla. Mi disse: "avvelenate l'acqua che date ai vostri figli e la terra che li sfama. Ma che specie siete?" Non so se davvero s'aspettasse una risposta, ma dopo un interminabile silenzio aggiunse "Ripulite questa porcheria". Allora ripose la pergamena, ripose gli occhiali e con eleganza s'arrampicò per un'erta rocciosa dove sparì tra le agavi e le roverelle. 

Andandosene, mi parve che abbia belato: "La perla del Tirreno! Ha!"


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Rammentiamo che per il ritiro dei rifiuti ingombranti è attivo il numero telefonico 0941/561284. Servizio completamente gratuito.

domenica 12 gennaio 2014

U ciummu (un anno dopo)

Pressappoco un anno fa la redazione del Diario di Campagna proponeva un'iniziativa "allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica verso l'annoso problema dell'inquinamento del torrente Zappardino". Si chiamava "U ciummu, viaggio naturalistico e storico tra le bellezze e le vergogne del torrente Zappardino". Si invitavano tutti gli abitanti delle terre emerse e sommerse, ma specialmente coloro che dimoravano e dimorano lungo le sponde del torrente, ad inviare foto storiche che ritraessero il volto antico del torrente, foto che ritraessero la vegetazione e l'immondizia, e scritti che testimoniassero la convivenza dell'uomo con questo elemento del territorio (tutti i dettagli sono reperibili a questo link).

Nonostante l'evento fosse stato pubblicizzato sui siti locali, con dispiacere ma senza molta sorpresa, non è pervenuto alcun elaborato, né in forma scritta, né fotografica. L'interpretazione dei dati (in questo caso la totale assenza di partecipazione) è sempre una componente delicata di ogni analisi perché introduce un certo grado di soggettività. A rischio di sbagliare, la mia conclusione è che all'opinione pubblica importa poco o nulla del torrente Zappardino, specchio di chi vive lungo i suoi argini e dintorni (non necessariamente immediati).

Il Diario di Capagna resta sempre uno spazio a disposizione di quanti vogliano dedicare due righe e/o due immagini alla campagna gioiosana e ai suoi personaggi.