domenica 6 luglio 2014

Vecchie note

Quattro e un quarto del mattino. Sembra ancora notte fonda. Mi incammino verso uno degli ultimi “paesi fantasma” dell’Italia: Gioiosa Guardia.

Una fiat 127 blu sgargiante mi accompagna alle pendici del monte. Sono le 5:15, ma non c’è l'aria fresca del mattino: è pesante e calda. Lucertole s’aggirano già vispe tra le pietre. Paesi e città, sdraiati sul mare, incastonati in collina, ancora dormono, coi lumini della notte accesi. 

Si dice che s’aggirino spiriti, fantasmi, diavoli tra i ruderi del paese. Vedo solo due mostri: il tempo e l’abbandono, ma dalla torre di guardia non sono partite né schioppettate né grida d'allarme quando questi sono arrivati. Sotto i morsi del tempo, la torre è ogni anno più bassa. Tempo e abbandono, forse non sono mostri, demoni, ma solo angeli primordiali. All’ombra delle loro ali le antiche mura si ricoprono dell’ocra dei licheni, dell’origano dal fiore bianco e profumato, il giallo della ginestra adorna le antiche vie, i ciuffi dei cardi color ametista ammoniscono il viaggiatore a non approfittarsi dei gioielli della natura. La radice del fico spacca la pietra. La pelliccia striata del bombo si copre di polline. Il grillo canta nell’ombra degli anfratti (un tempo erano finestre) e le farfalle veleggiano sulle correnti che lambiscono la sommità del monte. E’ un’isola nel cielo. Sono le 6. E’ sorto il sole. Lo sanno gli insetti che, dopo ogni notte, il sole ri-sorge? O celebrano ogni alba come un ritorno insperato, o almeno non ovvio, alla vita? 

Cammino per i sentieri (quel che resta delle vie del paese) immaginando cosa avrei visto a quell'ora, in altri tempi, chi avrei incontrato. Seduto all’ombra delle mura immagino giochi, intrallazzi, storie più o meno limpide, più o meno lecite che si svolgevano lì, dove ci sono io, verso le tre del pomeriggio d'estate, ma secoli prima, coi grilli e le cicale, nella polvere, nell'erba gialla, o verso le sei di un pomeriggio d'autunno con l'odore di pioggia e l'aria fresca della sera sotto un cielo scuro di nuvoloni, o in una notte d'inverno sotto la pioggia scrosciante e con il coltello in mano. 

Sono le otto del mattino e sembra già tardi. Tutti sono svegli. Falchi disegnano ampi cerchi nel cielo bianco. E’ una giornata d’afa. Scendo dal monte. Il sole è spietato. Nel golfo di Milazzo il mare riluce tondo come il dorso di un cucchiaio immenso. “I pirati!” grida qualcuno, ma è una voce di cinque secoli addietro.