venerdì 12 aprile 2013

U spinapulici, ovvero l'asparago selvatico

"I giardini di Marzo si vestono di nuovi colori, e i giovani asparagi regalano nuovi sapori". Lucio Battisti avrebbe voluto cantarla così, ma Mogol disse di no per un'indigestione d'asparagi.

L'asparago selvatico (asparagus acutifolius) è una delle piante selvatiche più popolari del circondario gioiosano. Tanto grande è la devozione verso questa pianta che torme di pellegrini si abbattono, nel mese di Marzo, sulle colline circostanti, per i dirupi, nei valloni, per cercarne i teneri germogli e friggerli con tanto di uova oppure abbrustolirli sulle braci delle conche (insomma, paiono cose d'altri tempi).

La pianta madre è detta - in dialetto - spinapulici (pungi pulci) per via delle foglie piccole, sottili e pungenti. Oggi come un tempo, se ne usano i rami, prima di San Martino, per proteggere la bocca delle botti da topi e zampalei (moscerini). Tuttavia, in questo ruolo, è spesso sostituita dai ricci di castagni.

C'è chi ne ricorda l'uso nei presepi, dov'era usata, a rappresentare gli alberi, con tanto di bacche rosse e dei ciuffetti di cotone a mo' di neve.

Foto: Il Pirata Pervinca.
Fonti: 
1. Esperienza diretta.
2. Cunti di Melina e u 'zu Giuvanni.

1 commento:

  1. Paiono cose d'altri tempi, ma sono buonissime cucinate a frittelle con uova e parmigiano, messe dentro due fette di pane, sono una vera delizia.
    Un saluto Mariella

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