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lunedì 30 dicembre 2019

Caro Babbo Natale...

... ti scriviamo, ora che il grosso del tuo lavoro è passato. Ricordi? Dieci anni or sono ti raccontammo la storia di un giovine delle nostre timpe. Era allora poco più che un fanciullo, e lo chiamammo Pfrwewrfp, come tanti qui delle nostre terre. Maledetto dagli gnomi, era costretto a disfarsi dell'immondizia che magicamente gli giungeva sotto casa, al limitare del bosco. 

Pfrwewrfp era costretto a disfarsi dell'immondizia.

Fu allora che s'appellò ai luminari per scoprire l'origine di cotanta monnezza, e il responso fu nero pece. A monte, zozzoni locali abbandonavano di continuo spazzatura di ogni sorta che, col tempo, si faceva strada lungo il burrone. 

Fu allora che s'appellò ai luminari.

Su la sua capa gravava, granitico macigno, la grande mano della strafottenza, dell'ignoranza, dell'inefficienza. E stritolava sogni dove pecorelle e caprette belavano allegre in un burrone pulito, in un torrente senza monnezza.

Questa, caro Babbo, ancora non è storia di ieri. Il giovane Pfrwewrfp, non più fanciullo, ma omu di na certa prisenza, trova ancora al limitare del bosco quell'antico frigorifero che un illustre Tal dei Zotici abbandonò a monte. Frane, smottamenti, corsi d'acqua portano ancora spazzature che dicono di illustri tempi che furono.

Pfrwewrfp trova ancora quell'antico frigorifero.


Allora Pfrwewrfp assolda ancora gli amici luminari. Li manda ai quattr'angoli del burrone per studiarne le condizioni. Questi analizzano, osservano, esplorano. Interrogano pure i morti. Le discussioni si fanno spinose.

Questi interrogano pure i morti.

Le discussioni si fanno spinose.
Poi, dal profondo verde del sottobosco, si materializza uno spirito del Burrone: "Le teste sono ancora di legno", dice. "Se avrete occhi per scrutare nelle viscere verdi e fitte del Burrone, vedrete che la malattia, la vostra monnezza, lo ha contaminato nel profondo".
E osservando, lontano, fin dove l'albero e la frasca permettono la vista, si vedono lavatrici ed altri pezzi di mobilio.
"Ma questo", continua lo spirito, "conta poco per noi del Burrone. Al vostro modo di contare il tempo, questa monnezza resterà qui per sempre, facendosi spazio tra le budella vostre e dei vostri figli, per molte generazioni a venire. Secondo il modo che abbiamo noi spiriti di contare quello che voi chiamate tempo, ancora ieri dove abbandonate le lavatrici c'era il mare, e nuovamente il mare coprirà queste montagne domani. Tutto questo, la vostra stirpe inclusa, sparirà domani. La malattia del Burrone è in verità malattia vostra". 

Si materializza uno spirito del Burrone.
Osservando fin dove la frasca permette la vista... 
...si vedono lavatrici ed altri pezzi di mobilio.

Così come s'è mostrato, lo spirito s'è dissolto. In silenzio gli amici tornano dal giovane Pfrwewrfp a riferire quanto visto e quanto udito.
Il giovane Pfrwewrfp congeda gli amici, e mentre nessuno lo sta a guardare e mentre nessuno lo sta a sentire, s’accoccola in disparte, al limitare erboso del vallone inquinato, a riflettere sulle grevi parole dello Spirito del Burrone.

Il giovane Pfrwewrfp riflette sulle parole dello Spirito.


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Con la partecipazione di:

Tindaro Buzzanca ................. Il Giovane Pfrwewrfp
Filippo Capizzi ..................... Luminare 1
Simone Manfrè ................. Luminare 2
Davide Lena .................. Luminare 3

Foto di: Serena Manfrè e Davide Lena.
Testi e montaggio a cura di: Davide Lena.

Note: le parole dello Spirito sono liberamente ispirate dal racconto "I costruttori di ponti", di R. Kipling.

domenica 24 novembre 2019

Vadduni di buffi: il "nuovo centro smaltimento rifiuti e amianto" dieci anni dopo

Correva l'anno 2009, era domenica, Novembre 8, e un cielo azzurro sovrastava l'albero, la macchia, le cape della gente. Nel Burrone Caporarello, volgarmente "u Vadduni di Buffi", s'inaugurava il "Nuovo Centro Smaltimento Rifiuti e Amianto", poi ribattezzato NuCeSRA. Alla cerimonia presenziavano tecnici e personalità importanti, rappresentanti di associazioni quali Segambiente, WWE (World Wide Emergency), e il Responsabile Comunale per la Gestione di Burroni e Vadduna, oggi Assessore Regionale per le Timpe e i Burroni.


2009: si inaugurava il Nuovo Centro Smaltimento Rifiuti e Amianto.

La nascita spontanea della discarica fu accolta con favore ed entusiasmo: “Situazioni come queste vanno ufficializzate e sostenute'', dichiarava l'Assessore, delineando come obbiettivo quello di sfruttare l'inquinamento del territorio per aumentare il tasso di mortalità locale del 90% e liberare nuovi posti lavoro. Coadiuvato dal Ministro alle Finanze delle Tasche de'Soliti Noti, l'Assessore prevedeva una crescita dell'economia locale, con conseguente ripopolamento del territorio e la costruzione di importanti infrastrutture, quali un autogrill, il ponte sul Burrone, un colorato albergo con spiaggia, un ospedale e un accogliente cimitero. 
Abbiamo avuto l'onore, in questi giorni, di ricevere la visita dell'Assessore e ottenere aggiornamenti in merito all'evoluzione dei numerosi progetti discussi una decade fa. 

"Il ponte sul Burrone, l'autogrill, l'ospedale, e soprattutto il cimitero sono progetti la cui realizzazione richiede dei tempi tecnici, e oggi posso dichiarare che tutto procede a gonfie vele", ha dichiarato l'Assessore. "Circa dieci milioni di euro di finanziamenti dell'UE sono già stati assorbiti e smistati, e i risultati, credetemi, si vedono, specialmente quando ad osservare è un occhio esperto come quello degli addetti ai lavori. A breve questo Burrone sarà il centro nevralgicoso del Mediterraneo. Start-ups e centri di ricerca sorgeranno e fioriranno come la macchia che ci circonda selvaggiosa. Il torrente Zappardino sarà rimpiazzato da un'autostrada a otto corsie che ci permetterà di raggiungere Catania in poco più di mezz'ora".

Questo Burrone sarà il centro nevralgicoso del Mediterraneo.
Straordinario! Abbiamo persino sentito dire che proprio in questa curva sorgerà un centro di ricerca che lavorerà alla de-estinzione del Mammut, è vero? Sììììì, e riporteremo in vita i Dodo e gli Unicorni del Casale. Gli antichi usavano ricavarne sasizze eco-sostenibili, producendo un decimo del metano prodotto con allevamenti bovini. Per noi l'ecosostenibilitezza è un punto fondamentale. Miriamo a stabilire una green economy del Burrone.

Un'economia circolare? Ma anche quadrata, pentagonale.

E per i giovani che farete? Ci saranno molte opportunità - soprattutto per loro, per inserirsi nel mondo del lavoro in maniera competitiva. Purché abbiano voglia di rimboccarsi le maniche e fare la gavetta.

Cioè lavorando per 3 euro l'ora con salari saltuari e incerti, e contratti farsa? Ma no, per carità! Intanto mi lasci dire che i giovani che lavoreranno presso i nostri investitori avranno la fortuna e il privilegio di formarsi presso strutture all'avanguardia che li lanceranno sul mondo del lavoro con un incredibile bagaglio di esperienze e skills. Noi, poi, siamo per la meritocraziosità e la trasparenza, quindi ai posti di lavoro si accederà previo concorso. Le prove avranno luogo a Roma, presso strutture idonee. Noi stessi organizzeremo i transfers, alloggi, pasti e quant'altro necessario. Gli idonei, infine, dopo aver contribuito con una piccola cifra simbolica per la copertura di spese amministrative (1000 euro), potranno finalmente cominciare il loro percorso di formazione che li inserirà nel mondo del lavoro. 

A quali giovani vi rivolgerete? Appena laureati con almeno cinque anni di esperienze lavorative. Poi i dettagli dipenderanno dalle posizioni specifiche.

Single, bella presenza, poliglotta, creativi, flessibili, obbiettivo-orientati? Per esempio. Ma non poliglotta, devono essere in buona salute.

Del salario atteso cosa ci dice? Noi proponiamo un modello nuovo: inizialmente - per i primi cinque, sei anni - i ragazzi sono inseriti nel programma R0 (a retribuzione zero). Studi dimostrano che  i dipendenti inseriti in tale programma riportano bassi livelli di stress sul lavoro, praticamente cancellando i casi di burnout. Si noti che, al contempo, i dipendenti del Burrone potranno usufruire del reddito di cittadinanza. Infine, non dimentichiamolo: i nostri investitori, accogliendo questi giovani nelle loro aziende, staranno già affrontando dei costi elevati. Eviterei paventargli l'idea di dover affrontare ulteriori spese. E' importante che i loro profitti - costruiti su investimenti pubblici - restino decorosi, altrimenti porterebbero altrove le loro attività, lasciando il Burrone e la comunità che lo circonda in questa 'ngona di umido dimenticata da Dio e dalle pecore pure. 

Insomma, non è lavoro, è sfruttamento quello che offrirete ai giovani locali. In senso positivo: sfruttamento delle risorse locali per un Burrone più migliore. Voglio sottolinearlo: nel quadro di sviluppo del Burrone i giovani sono una risorsa fondamentale.

Torniamo ai rifiuti: che ci dice di quelli che trovammo dieci anni fa? Io preferisco chiamarli ri-fiu-sorse (non per nulla i due termini condividono la medesima radice, "ri"). Intanto mi lasci dire che il nostro approccio prevedeva una gestione passivistica del Burrone. Ovvero per dieci anni non abbiamo agito attivamente sul territorio, lasciando che il sistema evolvesse in autonomia.

Cioè siete stati a guardare? Neanche quello. Temendo di influenzarne l'evoluzione, ci siamo proprio voltati dall'altra parte.

E questo è costato 1 milione di euro? Dieci milioni. Mi permetta di continuare: oggi - risultato sorprendente, mi consenta - i rifiuti sono ancora qui, coperti da una densa coltre di verde, terriccio, sterpaglia, ma intatti! In-ta-tti! Un nostro tecnico altamente qualificato è in grado di identificare le antiche ri-fiu-sorse che useremo per costruire il nuovo Burrone. Qui si trova la qualunque! Bossoli di cartucce, ceramiche da bagno, lavatrici, tavolini in plastica. Mi fermo qua, ma la lista è lunga. Capirà la nostra eccitazione!

I rifiuti sono ancora qui, sotto una coltre di verde.
Si trova la qualunque: bossoli di cartucce...
...Ceramiche da bagno, ...
...Tavolini... La lista è lunga!

Cosa dobbiamo aspettarci per la prossima decade? Correrà l'anno 2029, attraverseremo il ponte sul burrone con mezzi ultraleggeri a basso impatto ambientale? Mangeremo bistecche ecosostenibili di mammut e cavalcheremo gli unicorni del Casale? Voglio essere realista e restare coi piedi per terra, questo è un grande progetto, i costi sono non indifferenti e coperti esclusivamente da soldi pubblici che intaschiamo volentieri. Le idee grandiose. Oggi vi dico: nel 2029, il Burrone stenteremo a riconoscerlo! E lasciatemi prendere l'occasione al volo: oggi, qui, tra questi rovi e queste promesse da marinaio che piovono come grandine a Settembre, voglio compiere un gesto simbolicistico: alla Consigliera di Limmita e i Dirupa voglio affidare il Mestolone del Burrone. 

Alla consigliera affido il Mestolone del Burrone.
Auguri!

Significato del gesto? Questo Burrone rappresenta i burroni tutti. I burroni di Gioiosa, della Sicilia, dell'Italia e del mondo. Stessi scenari troviamo a Tardiolo e Malfitano, per citare dei casi a noi vicini. Il Burrone è, inoltre, come una montagna di minestrone. Più lo si mescola, più emergono i profumi e si amalgamano gli ingredienti in un continuo inestricabile. Come un inscindibile tutt'uno diventano il fagiolo, la patata e il cipollotto che nel tegame si uniscono, così un tutt'uno sono già il Burrone, la monnezza, e lo spirito del popolo del vasto circondario. Alla Consigliera e al suo team io affido oggi il mestolone perché continuino a mescolare, facendo affiorare ingredienti e indimenticabili profumi!

Consigliera, una dichiarazione per la stampa? E' per me un onore essere stata investita da una personalità come l'Assessore Regionale per le Timpe e i Burroni. Uno che ha "visione", come si suol dire. E la sua super-visione, il suo interesse, il suo impegno ci regalano il sogno di un futuro radioso e incredibilioso. Un futuro costruito sui giovani! Con l'entusiasmo che la sua persona irradia, ci mettiamo subito al lavoro per supportare e coadiuvare localmente questi grandiosi progetti. 

Grazie, Consigliera! Buon lavoro e a rivederci al 2029! A presto!

La Consigliera appena investita del Mestolone.

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Con la partecipazione di:

Filippo Capizzi ................. Assessore Regionale per le Timpe e i Burroni
Simone Manfrè ................. Tecnico altamente qualificato
Serena Manfrè .................. Consigliera di Limmita e i Dirupa

Testi e montaggio a cura di: Davide Lena

domenica 26 gennaio 2014

L'Acqua Rocca, Tardiolo ed altre magie


Acqua rocca
Tra le contrade di San Francesco e San Nicolò Vecchio c'è un vallone con alberi secolari, altissimi e ricamati d'edera. Difficilmente il sole penetra fino al sottobosco. Lì, in un incavo, ai piedi di rocche dove si abbarbicano fichi d'india e felci, c'è una sorgente nota come "l'Acqua Rocca". 
Fino ad una ventina d'anni fa le famiglie del circondario vi si recavano  giornalmente per attingervi l'acqua da bere. Poi l'usanza si perse,  alcuni sentieri caddero in abbandono e l'Acqua Rocca, almeno da certe zone, divenne una meta molto difficile da raggiungere.

Recentemente ho visitato questo luogo suggestivo con l'intenzione di farmi una bevuta, tuttavia il corso d'acqua era marcato dalla presenza di una mucillagine rossastra che certamente non invitava all'assaggio e il terreno circostante era farcito di rifiuti (cosa non insolita nella campagna gioiosana). Riflettevo sulla possibile origine della misteriosa sostanza quando dalla grigia coltre del cielo si sporse il signore Iddio onnipotente - quello dei cristiani credo, ma somigliava così tanto a Giove che non potrei giurare chi fosse dei due - e allungando un braccio puntò il dito più in su e mi disse: "vai a Tardiolo". 


Il corso d'acqua era marcato da una mucillagine rossastra.

Dalla grigia coltre del cielo si sporse il signore Iddio onnipotente e allungando un braccio puntò il dito più in su e disse: "vai a Tardiolo". 

Tardiolo è una località nei pressi di San Francesco situata a poche centinaia di metri a monte dell'Acqua Rocca. Armato di buona lena mi incamminai.



A Tardiolo mi accolse un caprone. Lanuto e cornuto. Ci incamminammo per una strada stretta che ad un certo punto s'allargava in uno spiazzo fatto apposta per facilitare le manovre delle macchine. Lì il caprone si fermò. Indicò il vallone sottostante pieno zeppo di rifiuti e mi disse: "un giorno tutto questo apparteneva a voi!"


Caprone
A Tardiolo mi accolse un caprone. Lanuto e cornuto.

Un giorno tutto questo apparteneva a voi.


Frugò nella lana da dove tirò fuori un paio d'occhiali rotondi, da vista, e un rotolo di pergamene. Cercò fino a trovarne una intitolata "Gioiosa Marea, perla del Tirreno". Fece una smorfia, come un sorriso sarcastico, si adagiò gli occhiali sul muso e prese a leggermi un dettagliato inventario dei rifiuti del 2013, coi nomi di chi li aveva buttati e le date: cominciò dai liquami (scarti della lavorazione agricola - Tizio, 17 Novembre 2013), poi i più solidi scarti della lavorazione edilizia (mattoni, mattonelle, cemento, ferraglia, eternit - Caio, 4 Dicembre 2013), e continuò con giocattoli, lattine, bottiglie (di plastica, di vetro, per detersivi, alcolici, bevande ultrazuccherate), fino a barili metallici, cucine a legna, frigoriferi e materassi.

Scarti della lavorazione edilizia.


Cucine a legna, barili, cuscini...


Dopo dieci minuti di lettura si fermò e mi guardò da sopra gli occhiali.
Io ripensavo a "un giorno tutto questo apparteneva a voi!" e mi vergognavo da morire. Lui col suo istinto animale dovette capirlo, ma non s'impietosì per nulla. Mi disse: "avvelenate l'acqua che date ai vostri figli e la terra che li sfama. Ma che specie siete?" Non so se davvero s'aspettasse una risposta, ma dopo un interminabile silenzio aggiunse "Ripulite questa porcheria". Allora ripose la pergamena, ripose gli occhiali e con eleganza s'arrampicò per un'erta rocciosa dove sparì tra le agavi e le roverelle. 

Andandosene, mi parve che abbia belato: "La perla del Tirreno! Ha!"


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Rammentiamo che per il ritiro dei rifiuti ingombranti è attivo il numero telefonico 0941/561284. Servizio completamente gratuito.

venerdì 20 aprile 2012

Giornata dell'ambiente 2012

Chi la vuole il 22 Aprile, chi il 5 Giugno, a breve passerà per i calendari la giornata dell’ambiente. Che io sappia, e potrei non sapere abbastanza, a Gioiosa non è prevista nessuna attività per il troppo vicino 22 Aprile, né per il troppo lontano 5 Giugno.

Sebbene reiteratamente negli anni abbiano cercato d’ammazzarmi l’umore e gli entusiasmi con quella cancrenosa, rassegnata attitudine di pensiero secondo la quale “qua le cose funzionano così e non si possono cambiare”, spero vivamente che delle attività vengano organizzate per celebrare questa giornata. Attività che possano mostrare l’esistenza di tutti coloro che non si riconoscono in quanti hanno ridotto a uno schifo il nostro torrente, le nostre colline e quei fantastici valloni quasi inaccessibili dove sopravvivono paesaggi antichi, inselvatichiti, ma contaminati da sgargianti o arrugginiti rifiuti trascinati dalle acque nel corso di mesi e anni.

Lungo il torrente Zappardino, meglio noto nella mio vissuto come "u ciummu", abitano tante famiglie. E lungo le strade che lo costeggiano passano, giorno dopo giorno, decine di persone. Sarebbe un gesto significativo recarsi nel letto del torrente e, invece di foraggiarlo con nuova "munizza", pulire qualche metro di terra (per riscoprirvi, chissà!, qualcosa che abitava la nostra casa).

Infine, ci sono a Gioiosa studenti universitari di scienze (agraria, biologia, geologia, etc) e più avanzate figure professionali che potrebbero illustrare, con visite sul campo, o presentazioni “al chiuso” (auditoriumcineteatrosaladaballo) la fauna, la flora e le caratteristiche tipiche del nostro territorio. Non mancano neppure gli astrofili che potrebbero concludere l’evento con un’osservazione pubblica del meraviglioso cielo primaverile, ricco di pianeti di facile osservazione (Venere, Giove, Marte, Saturno), galassie e ammassi stellari.

Insomma, sarebbe una bella e istruttiva rivisitazione del nostro piccolo mondo, dai granelli di sabbia alle stelle del cielo. C'è tutto il tempo per prepararla.

Io intanto blatero e basta - perché, purtroppo o per fortuna, abito dall’altra parte del mondo.

Di tutto...con eternit, nei pressi di Gioiosa Guardia,
 zona Bedda (?) Muntagna, 2010.

Monnezza al Tramonto, zona Codda, 2009.

Vadduni 'i Maffitanu
(foce del torrente Zappardino), sempre.


Approfondimenti:
  1. Centro smaltimento rifiuti e amianto a Gioiosa 1.
  2. Centro smaltimento rifiuti e amianto a Gioiosa 2.
  3. Gita a Catelluccio, tra leggende e vergogne.
  4. Storie in fotografia (attenzione: foto in inglese).
  5. Giornata mondiale dell'ambiente.
  6. World Environment Day.

domenica 16 gennaio 2011

Gita a Castelluccio, tra leggende e vergogne


Il Monte Castelluccio al tramonto.
Pochi sono i chilometri che separano Gioiosa Marea da un luogo denso di leggenda che offre paesaggi di rara bellezza. Questo è il monte Castelluccio. Una leggenda lo identifica quale scrigno del grande tesoro di un antico sovrano venuto dall'Oriente e noto ai siciliani come Re Castelluccio. Noi, una o due volte l'anno, ci andiamo a piedi, in macchina o in bicicletta. I paesaggi sono splendidi: si scorge l'Etna con la sua cima innevata, Capo d'Orlando, le Isole Eolie, il nostro mare solcato da barche e navi che sembrano giocattoli, Gioiosa Guardia si scorge ad Oriente, e così Tindari e capo Milazzo. Il vento nelle orecchie, il tramonto spietato e una volpe furtiva rendono magico un luogo a quattro passi da casa nostra. Eppure, anche li, qualcuno fa il comodo suo:

Una delle molte opere d'arte contemporanea che
 abbeliscono i sentieri verso il monte Castelluccio.
"La natura abbraccia gli scarti edili".
Autore: Anonimo Siciliano.

Promemoria da parte di un gentile viandante:
"Proteggi i bambini: non fare loro respirare il tuo fumo."

Tentativo di lastricamento a mosaico.
Direttore dei lavori: Ing. Vifuttue Mimmucciu.

Dove c'è una curva c'è una discarica.


...belli i fiori!

domenica 26 settembre 2010

Il Mostro di Fango (grazie incompetenti!)


Ogni anno la fine della stagione estiva è preannunciata dall’arrivo di brevi ma forti temporali (a volte piacevoli dopo una estate calda ed afosa). Tipicamente, l’acqua piovana defluendo crea graziosi “ruscelletti”, ma quest’anno, nel “vadduni di buffi”, SORPRESA! Un evento mai verificatosi: invece del tranquillo e simpatico ruscello, ecco venire giù un incredibile colata di fango (2metri in altezza) con detriti di vario genere. Purtroppo il problema non termina qui: prima di incontrare il torrente, il “vadduni” è percorso da un piccolo tratto di strada che accompagna alcune famiglie alle proprie abitazioni. Ebbene, le suddette famiglie, la mattina del 10 settembre sono state costrette a chiamare dei soccorsi per sgombrare la strada. NOTARE: innumerevoli richieste, negli anni, per la costruzione di un canalone per lo scolo dell'acqua non sono mai state ascoltate.

Come se non bastasse la colata ha invaso alcuni terrazzamenti (dette “rasole”) in cui vengono coltivate agrumi (vedi foto in basso).

Come mai si verifica un tal evento non registratosi prima d’ora? La risposta è semplice: verificatasi lo scorso inverno una frana che ostruiva una stradella sovrastante il “vadduni”, per liberarne il passaggio, gli addetti ai lavori, hanno semplicemente rimosso la frana abbandonando i detriti nel burrone sottostante invece di trasportarli in una zona “sicura”. A questo punto nel momento in cui piove, il materiale scende giù per il “vadduni”.
Ora c’è da dire che, oltre al disastro naturale procurato, un lavoro di sgombro semplice con qualche soldino e accorgimento in più, si è trasformato in un disagio per chi ci abita e un lavoro tutt’altro che economico per chi risponde a tale problema.

In conclusione c’è da tenere bene presente che gli alvei di qualsiasi corso d’acqua non vanno MAI modificati, né intaccati né ostruiti, ma soprattutto non vanno assolutamente DEVIATI. Se la natura ha impiegato anni per crearsi un percorso, impiegherà altrettanti anni a ricostruirne uno nuovo, creando disagi e pericoli per chi ci sta intorno.








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Foto: fango a San Francesco, danni per le strade, colture e persone. Grazie incompetenti!

domenica 6 giugno 2010

Il miracolo della vita

Dove: Gioiosa Marea, Piazza Claudio Villa, via G. Natoli Gatto.
Quando: Aprile 2010.
Cosa: il sopravvento della vita sulle architetture umane.

mercoledì 23 dicembre 2009

Caro Babbo Natale...


...ti scriviamo che son passati tant'anni. E’ che di fronte al mondo, ancora una volta, ci siam rimasti un poco male.

Ti scriviamo, caro Babbo Natale, non per domandarti giochi, né bambole o macchinine, è che barbuto e anziano, hai l’aspetto di chi sa ascoltare e magari, con saggezza, consigliare. In più sei magico, chissà che un aiuto ce lo mandi per davvero. Vogliamo, quindi, raccontarti una storia. Vorremmo tanto esordire con “C’era una volta…”, ma questa è una storia dei giorni e dei luoghi nostri, e allora cominciamo così:

V’è sul Tirreno un paese di nome Gioiosa (Marea) e appartiene a Gioiosa un burrone incantato chiamato “u vadduni di Buffi”. Tra querce secolari, al limitare del burrone, dimora un fu fanciullo, chiamiamolo Pfrwewrfp, come tanti giovani della nostra terra. Il giovane Pfrwewrfp, maledetto dagli gnomi, era costretto a disfarsi dell’immondizia che magicamente gli compariva sotto casa.

"Pfrwewrfp, maledetto dagli gnomi..."

"...era costretto a disfarsi dell’immondizia che magicamente gli compariva sotto casa".


Decise un bel giorno di Novembre di mettersi in cammino e indagare sul mistero del burrone incantato. Impavido, s’addentrò nella boscaglia è andò diritto verso l’ignoto. Incontrò “buffi”, ricci e colombacci e, infine, dopo lungo errare, scoprì l’arcano: scarti edili, eternit e lavatrici, materassi e tant’altro ancora! “Altro che gnomi e burrone ‘ncantato!” pensò il giovane Pfrwewrfp “questo problema s’a da risolvere! …E mo sa che faccio?”. E fu così che il nostro eroe s’appellò agli aspiranti luminari delle contrade. Chiamò l’agronomo e l’avvocato e l’astronomo e il ragioniere. “Interrogate le radici!”, tuonò, “Il codice e le stelle! Ma risolvetemi stò problema! Ché di spalar monnezza iò sono stanco!”

“Altro che gnomi e burrone ‘ncantato!”

"…E mo sa che faccio?"

"S’appellò agli aspiranti luminari!"

E così avvenne che si domandò alle rocce, si scrutarono i cieli, si fecero conti e si fecero ipotesi, si spulciarono leggi, antiche e nuove e il verdetto fu uno, e fu amaro assai.

"Questo problema s’a da risolvere!"

"Si scrutarono i cieli..."

"...si fecero ipotesi..."

"...si spulciarono leggi, antiche e nuove..."

Toccò all’agronomo enunciar la risposta. Chiamò in disparte il giovane Pfrwewrfp e gli disse chiaro: “C’è niente da fare. Ormai è uno schifo! Ca semu unni si scurdò i scarpi u signuri e a genti faci chiddu chi voli! Sinni futtunu di te e du vadduni!”

"C’è niente da fare. Ormai è uno schifo!"

"Ca semu unni si scurdò i scarpi u signuri e a genti sinni futti di te e du vadduni!”

E mentre nessuno lo stava a guardare e mentre nessuno lo stava a sentire, s’accoccolò in disparte, il giovane Pfrwewrfp, sul ciglio erboso del burrone inquinato. Giacevano, laggiù sotto i suoi piedi, le contrade (S.Francesco, S.Ignazio, S.Nicola…) e lontano, sul mare, Gioiosa. Sopra di lui la grande mano della strafottenza, dell’ignoranza e dell’inefficienza stritolava speranze e nobili pensieri.

"Sopra di lui la grande mano della strafottenza..."