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domenica 9 marzo 2014

I Carcioffuli a viddanedda

CarciofiIl piatto che descriviamo, tramandato da nonna a nipote o da mamma a figlia, appartiene alla tradizione culinaria siciliana: "i carcioffuli a viddanedda" ovvero i carciofi alla contadina.


__________ Ingredienti __________

6 carciofi
100 gr. salame a cubetti piccoli
2 spicchi d'aglio
100 gr. grana grattugiato
200 gr. mollica grossa 
prezzemolo q.b.
olio d’oliva q.b.

 __________ Procedimento __________

Lavate i carciofi, mondateli (rimuovendo il gambo e le foglie esterne dure) e metteteli in una ciotola con acqua e limone.
In un recipiente condite la mollica con il salame, 2-3 cucchiai d'olio, il grana, uno spicchio d'aglio e  il prezzemolo tagliati finemente.
Prendete i carciofi, strizzateli un po’ per eliminare l’acqua in eccesso e insaporiteli con un pizzico di sale. Poi, farcite ciascun carciofo con la mollica precedentemente condita.
Infine, mettete i carciofi con un filo d'olio e uno spicchio d'aglio tritato in una pentola con coperchio e cuoceteli prima all’ingiù e poi all’insù. Aggiungete una tazzina d’acqua se non rilasciano la propria. Per capire quando sono pronti basterà infilzarli con una forchetta per testarne la consistenza. 

giovedì 27 febbraio 2014

I maccarruna inchinu a panza

maccheroni con sugo di maiale
Ecco una ricetta siciliana che non passa mai di moda: "i maccarruna cu sugu di maiali" (i maccheroni con il sugo di maiale). Ve lo proponiamo come piatto tradizionale del  Giovedì grasso, giorno in cui il Carnevale entra nel vivo dei festeggiamenti che si concluderanno con il Martedì (grasso). Il motto di questo periodo è mangiare in abbondanza prima delle astinenze quaresimali.

Un vecchio detto gioiosano è collegato a questo piatto: "i maccarruna inchinu a panza" (i maccheroni riempiono la pancia) per dire che spesso ciò che conta è la sostanza e non l'apparenza.

__________ Ingredienti __________

Per la pasta:
500 g farina 00
4 uova
acqua q.b.

Per il sugo:
250 g guanciale di maiale tagliato a pezzetti
2 cipolle medie
1 costa di sedano
1 carota
1 l salsa di pomodoro
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
1 rametto di rosmarino
olio q.b.
sale q.b.

 __________ Procedimento __________

maccheroniImpastate la farina con le uova e l'acqua fino ad ottenere una pasta liscia e consistente. Dividete il composto in porzioni. Se non avete la macchina per la pasta, procedete nel seguente modo: su un piano, stendete
l’impasto con le mani creando dei filoncini sottili e lunghi come grissini; continuate a lavorare fino ad ottenere la forma simile agli spaghetti (solo un pò più grossi). Realizzati così i maccheroni, riponeteli in un vassoio con della farina e cospargetene un pò anche di sopra per evitare che si attacchino gli uni con gli altri.
In una pentola fate rosolare i bocconcini di maiale con olio, cipolla, sedano, carota e rosmarino. Aggiungete il concentrato, la salsa di pomodoro e un pizzico di sale. Portate il tutto a cottura.
Nel frattempo, fate cuocere i maccheroni in una pentola capiente precedentemente salata e portata a ebollizione. Prima di servirli in tavola, amalgamateli con il sugo e fateli riposare per 5 minuti in pentola con coperchio.

domenica 20 ottobre 2013

Torta nocciole e zucchine

Abbiamo già detto in un post precedente del proliferare, nella civiltà gioiosana, della zucchina (a cucuzza) e dei suoi mille usi in cucina. Ecco un esempio (non tradizionale in verità), la torta di nocciole e zucchine:

Ingredienti:
200 gr di farina 00
100 gr di buccia di zucchina grattugiata
100 gr di nocciole tostate e tritate
200 gr di zucchero
150 ml di olio d'oliva
6 uova
1 pizzico di cannella
1 pizzico di sale
1 bustina di lievito per dolci
1 bustina di vanillina
zucchero a velo q.b.

Procedimento:
In una terrina montare uova e zucchero con un pizzico di sale. Aggiungere l'olio, la cannella, la buccia della zucchina grattugiata, le nocciole, la farina, la vanillina e per ultimo il lievito.
Lavorare l'impasto e amalgamare bene tutti gli ingredienti.
Infornare a 180° C per 25-30 minuti circa.
Infine, lasciar raffreddare e spolverare con zucchero a velo.

giovedì 14 febbraio 2013

La Pignolata Siciliana

La pignolata è uno dei dolci tipici della Sicilia Orientale e insieme alle chiacchiere costituiscono i dolci tradizionali del nostro Carnevale. Le origini e le notizie storiche risalgono a tempi molto antichi,  in particolare all’Epoca Cristiana, dove già allora era conosciuta e diffusa. Il suo nome deriva infatti dalla classica forma dei pezzetti di pasta, che a fine preparazione somigliano a delle piccole pigne o palline ricoperte di miele. Questi dolci sono diffusi in tutta italia in diverse versioni. Nella tradizione napoletana, per esempio, vengono chiamati "struffoli".
La versione messinese, invece, sembra sia nata durante la dominazione spagnola quando, su richiesta delle nobili famiglie, i pasticceri messinesi pensarono di rielaborare l’antica ricetta sostituendovi al miele una copertura di glassa al cioccolato. La ricetta, preparata con ingredienti poveri e semplici, e' stata tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri.
Dalla tradizione alla sua versione più raffinata è così che un dolce di palline di pasta prima fritte e poi assemblate in mucchietti ricoperti di miele o glassa al cioccolato diventa una delle migliori ghiottonerie del Carnevale.

__________ Ingredienti __________

600 g di farina 00
4 uova
1 tuorlo
2 cucchiai di zucchero
80 g di burro
1 bicchierino di limoncello o rum
½ scorza di limone grattugiata
1 pizzico di sale

Per la decorazione:
versione 1: 400 g di miele, diavolina e frutta candita a pezzettini (versione tradizionale e anche napoletana)
versione 2:  300 ml di panna da montare e 300 g di cioccolato fondente o bianco (versione messinese)

 __________ Procedimento __________

Disponete la farina a fontana, impastatela con le uova e il tuorlo, il burro, lo zucchero, la scorza grattugiata di ½ limone, il bicchierino di liquore e un pizzico di sale. Ottenuto un amalgama omogeneo ed elastico, formate una palla e fate riposare mezzora in un recipiente coperto da canovaccio.
Poi lavorate ancora energicamente e brevemente la pasta e dividetela con le mani in palline grandi come mele da cui ricavare, rullandole sul piano (all’occorrenza infarinato) tanti bastoncelli spessi un dito; tagliateli a tocchettini e formate delle palline da disporre su un telo infarinato.
Al momento di friggerli, poneteli in un setaccio e scuoteteli in modo da eliminare la farina in eccesso.
Friggetene pochi alla volta in abbondante olio di semi bollente. Prelevateli quando sono gonfi e dorati, sgocciolateli e depositateli ad asciugare su carta assorbente da cucina.

Decorazione 1: Fate liquefare il miele a bagnomaria in un pentola abbastanza capiente, toglietela dal fuoco e unitevi le palline di pasta fritta mescolando delicatamente fino ad ungerle completamente. Ponete il tutto su un piatto di portata e in fine, quando il miele è ancora caldo, cospargete il dolce con la diavolina e i canditi. Fate raffreddare prima di gustare.

Decorazione 2: Fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria in un pentolino, toglietelo dal fuoco e aggiungetevi la panna mescolando. Prendete le palline una alla volta, immergetele nella glassa e disponetele su un piatto di portata. Fate raffreddare prima di gustare.
Buon appetito!

domenica 30 settembre 2012

Tempo di nocciole


Uno dei frutti di stagione che la madre terra ci offre nel mese di Settembre è proprio la nocciola, "a nucidda", piccola, croccante e deliziosa, ideale per la preparazione e la guarnizione di dolci.

nocciole distese ad asciugareLe nocciole (e non le noccioline che si identificano con l’arachide) appartergono alla categoria dei frutti secchi tipici del nostro paese. Ai tempi dei nostri nonni erano un bene facilmente reperibile a pochi passi da casa perché vi era un grande commercio.
Erano soprattutto le donne a cimentarsi nella raccolta delle nocciole, attività che occupava loro gran parte della giornata. Solitamente si organizzavano in gruppi e chinate sul terreno raccoglievano le nocciole mettendole nella “sacchina”, una specie di grembiule con una grande tasca legato alla vita. A volte anche i bambini accompagnavano i loro genitori nei noccioleti spinti dal fatto che durante la raccolta potevano trovare i così detti “cavadduzzi”, cioè una nocciola formata dalla fusione di due nocciole singole.
Un altro divertimento dei più piccoli era quello di fare le collane di nocciole: sostanzialmente sgusciavano le nocciole, le infilzavano con l’ago facendo passare del filo all’interno come se fossero perle, chiudevano le due estremità con un nodo e al termine tostavano in forno.

Oggi, purtroppo molti noccioleti sono trascurati dai proprietari, altri sono travolti dalla furia degli incendi e come se non bastasse, l’abbandono è accentuato dal fatto che il prezzo è notevolmente minore rispetto ai tempi passati.
Nonostante questo, vi sono ancora alcuni contadini che ogni anno ripetono tutta una serie di operazioni e di manutenzione del terreno che porteranno alla raccolta. Così, nelle giornate di sole, tra il cinguettio degli uccelli e il leggero venticello dell’autunno, si avverte ancora il rumore delle nocciole che finiscono nel secchio (o nella “sacchina”) di qualche coltivatore chino sul terreno a raccoglierle, faticosamente, una per una.
Terminato il raccolto, le nocciole vengono radunate e distese al sole ad asciugare. Di solito, si conservano in dei sacchi e si utilizzano tradizionalmente nel periodo invernale sgusciate, tostate e spellate oppure semplicemente abbrustolite nel forno. Inoltre, sono ottime per la preparazione di dolci come la mostarda (tipico dolce autunnale) e per diverse leccornie natalizie.  

Di seguito vi proponiamo delle ricette.

Nocciole zuccherate
Ingredienti:
250 gr. nocciole sgusciate, tostate e spellate;
250 gr. zucchero
150 ml acqua

Preparazione:
In una padella mettete tutti gli ingredienti e fate cuocere a fuoco lento. Mescolate il tutto fino a quando lo zucchero si attacca bene alle nocciole. Infine, quando le nocciole si saranno raffreddate, servite su un vassoio da portata.

Cestini di cioccolato e nocciole
Ingredienti:
200 gr. nocciole sgusciate, tostate e spellate;
300 gr. cioccolato (fondente, a latte o cioccolato bianco)

Preparazione:
Il un pentolino fondete il cioccolato a bagno maria. Una volta sciolto, aggiungete le nocciole tostate. Prendete  il composto ancora caldo servendovi di un cucchiaino e riempite i cestini. Fate raffreddare e servite.


sabato 15 ottobre 2011

La mostarda siciliana: il dessert dei poveri

Dolce della tradizione siciliana, povero ma prelibato, è la mostarda, preparata col mosto che si ricava dalla pigiatura dell’uva. Questo tipo di mostarda si differenzia da altri tipi diffusi in Italia, simili alle marmellate di frutta, e da quella americana, tipicamente molto piccante.


mostarda siciliana
Nonostante esistano alcune varianti con passaggi fondamentalmente simili, per realizzare questo dessert vi proponiamo il procedimento che, nelle nostre zone e in base alle nostre ricerche, è più utilizzato:
innanzitutto prendiamo una certa quantità, supponiamo 4 litri, del primo mosto e mettiamolo a bollire. Aggiungiamo lentamente della cenere ottenuta dai tralci delle viti bruciate, circa 25 grammi per ogni litro di mosto. Lasciamo bollire per circa 30 minuti fin quando il composto diminuisce di circa 1/3 della quantità totale e lasciamolo raffreddare per una notte.
Successivamente, coliamo il tutto utilizzando uno strofinaccio dalla tessitura stretta e fine, quindi ripetiamo questa operazione per diverse volte, diciamo sette, finché nel mosto non resta più traccia di cenere. Misuriamo poi i litri rimasti e dividiamo il mosto in due parti uguali: nella prima amalgamiamo la farina, circa 130 grammi per ogni litro, la restante parte la rimettiamo sul fuoco a bollire insieme a delle noci o nocciole precedentemente sgusciate, tostate e tritate (in modo che perdano tutte le “pellicine”); aggiungiamo un pizzico di cannella e un pizzico di sale. Una volta portata a ebollizione questa parte del mosto, incorporiamo gradatamente quella con la farina mescolando frequentemente con una paletta di legno fino ad ottenere un composto ben amalgamato e denso. Spegniamo il fuoco. Prepariamo dei piatti leggermente inumiditi con l’acqua e versiamoci subito il composto bollente. Infine spolveriamo sul preparato un pizzico di cannella e della granella di noci e nocciole. Lasciamo raffreddare e il piatto è pronto!

Per i più golosi, possiamo trasformare la mostarda in caramelle come facevano un tempo i nostri avi. Una volta preparata la mostarda come precedentemente spiegato, tagliamola a cubetti o a pezzettini rettangolari e mettiamola al sole coperta da una zanzariera fino a quando diventerà più solida. Buon appetito!!!!

Giusy & Francesca

domenica 24 aprile 2011

Pasqua, tradizioni di campagna

La Pasqua, principale festività del cristianesimo, celebra la risurrezione di Cristo. Pasqua è quindi la festività del ritorno alla vita. Per questo motivo i simboli pasquali sono simboli di nascita, di vita nuova (l'uovo ne è un esempio).

Quali sono i simboli della Pasqua nella tradizione contadina gioiosana? Ancora molto diffusa è "a cuddura/vastedda cu l'ova", ovvero una grossa ciambella o pagnotta tipicamente contenente dalle due alle quattro uova cotte contemporaneamente col pane.
"A cuddura cu l'ova", in verità, veniva preparata anche in periodi lontani dalla Pasqua perché si prestava ad essere trasportata dal contadino durante la giornata lavorativa, ma è comunque considerata tipica del periodo Pasquale (per esperienza personale, "a cuddura cu l'ova" si presta ad essere trasportata pure dallo studente universitario che, tornando a casa la sera, in due minuti mette assieme sale, olio, limone e uova, il pane c'è...e la cena è pronta).

Frugando nel passando troviamo anche una tradizione ormai estinta ma in uso, tra fidanzati, fino agli anni cinquanta. Il Sabato, vigilia di Pasqua, "u zitu" (il fidanzato) con tutta la sua famiglia andava a fare visita "a zita" (alla fidanzata) portando dei regali. U zitu portava "a nguantera" che consisteva in una colomba di biscotti con le uova fatta in casa chiamata "parpatula" contornata da biscotti di varie forme. Un altro membro della famiglia portava "a buttigghia" (la bottiglia), un altro portava un pacco di pasta di ben cinque chili (!) ed infine la cosa più curiosa era il regalo portato dal padre: "na coscia di crastu" (una coscia di agnello) che rigorosamente doveva avere appeso "u baddu" cioè il testicolo (anche questo simbolo di virilità e vita). ...un vecchio macellaio che c'era a Francari, "Mastru Cicciu", ironizzava sul fatto che ne portassero uno solo e non tutti e due.

Fonti: Esperienza Personale, Tindaro Buzzanca
Immagine: Caravaggio, "L'incredulità di S.Tommaso"
Foto: Serena
Final remark: vorresti aggiungere qualcosa? Mandaci un commento. 

domenica 27 febbraio 2011

Chiacchiere


In occasione del Carnevale è tradizione del nostro paese preparare un dolce del tutto “made in Italy” e di origini remote: le Chiacchiere di Carnevale.
Antenate delle chiacchiere sono probabilmente le “frictilia”, dolci fritti nel grasso di maiale che nell’antica Roma venivano preparati in grandi quantità quando la gente affluiva a moltitudini nelle piazze per festeggiare il Carnevale. Era necessario, infatti, offrire loro qualcosa che potesse conciliare il piacere e il divertimento con la rapidità di preparazione e il basso costo.

Maschere, balli e coriandoli; grassi in abbondanza e grandi varietà di dolci; uno sfogo di piaceri prima delle limitazioni quaresimali!

Nate nelle antiche cucine popolari, a base di ingredienti semplici come uova, farina e zucchero, i dolci di carnevale si sono tramandati nei secoli, assumendo nomi diversi e stravaganti per ogni regione: bugie, cenci, cioffe, cròstoli, galàni, intrigoni, rosoni, sfrappole, sprelle, sfrappe, chiacchiere e pampuglie.
Semplicissime da prepare, le Chiacchiere sono deliziose striscette di pasta croccante e friabile, fatte con un impasto di farina che viene fritto o cotto al forno, e spolverate successivamente con zucchero a velo.
Come variante, in alcune regioni italiane, oltre che dallo zucchero a velo, le Chiacchiere possono anche essere ricoperte da miele, cioccolato, o servite addirittura con il sanguinaccio (crema al cioccolato) o con il mascarpone montato e zuccherato.

__________ Ingredienti __________

- 500 gr. di farina
- 4 uova
- 50 gr. di burro
- 100 gr. di zucchero
- scorza grattugiata di 1 limone
- 1 pizzico di sale

 __________ Procedimento __________

Impastare tutti gli ingredienti con il burro ammorbidito e far riposare la pasta per 30 minuti.
Stendere la pasta e formare delle strisce e dei rettangoli tipici delle chiacchiere.
Friggere in abbondante olio e quando la chiacchiera è dorata fare asciugare su carta assorbente.
Far raffreddare e spolverare con lo zucchero a velo.

Filastrocca di Carnevale
Carnevale vecchio e pazzo
s'è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino
E mangiando a crepapelle
La montagna di frittelle
Gli è cresciuto un gran pancione
Che somiglia ad un pallone.
Beve, beve, e all'improvviso
Gli diventa rosso il viso
E gli scoppia anche la pancia
Mentre ancora mangia mangia…
Cosi muore Carnevale
E gli fanno il funerale.
Dalla polvere era nato
Ed alla polvere è tornato

domenica 7 novembre 2010

Il cannolo siciliano: il re delle prelibatezze dolciarie della Trinacria

Considerato il re dei dolci in Sicilia, un tempo il cannolo siciliano era degustato solo nel periodo di carnevale proprio perché sembra essere nato per scherzo in un dimenticato monastero e successivamente prodotto dalle pasticcerie locali in ogni periodo dell’anno. La leggenda narra che il termine “cannolo” prenda il suo nome dalla parola volgare “canna”, ossia “rubinetto” in siciliano: un motteggio carnevalesco del tempo faceva uscire dal rubinetto crema di ricotta al posto dell’acqua. Da qui deriva lo scherzo carnevalesco e l’impiego in quel periodo.

In alcune parti della Sicilia, grandi e piccini, confezionavano un cannolo dove alle estremità mettevano la crema di ricotta, mentre all’interno sistemavano un batuffolo di cotone. La vittima dello scherzo morsicava con gusto l’estremità per poi trovare la sorpresa!

L’antica ricetta, uscita dalla clausura di un convento palermitano, presentava il cannolo come un dolce costituito da un involucro cilindrico e allungato di pasta fritta (la così detta “scorcia”) farcito con un impasto di ricotta, zucchero e frutta candita. Inoltre, per conferire alla scorza la tipica forma, anticamente si usavano le canne di bambù, oggi sostituite da piccoli tubi di metallo su cui si avvolge la pasta.

In ogni località siciliana si confezionano croccanti e deliziosi cannoli che, grazie alla maestria dei nostri pasticceri, sono pressoché simili negli ingredienti ma diversi da luogo a luogo nella decorazione. Il cannolo è una ghiottoneria così cara ai siciliani che in numerose zone l’onorano con la famosa “Sagra del Cannolo” dove si possono degustare cannoli di tutte le grandezze, dai cannolicchi ai cannoli di dimensione spropositate che rendono ancor più lieta e allegra l’atmosfera festiva, ma soprattutto deliziano lo spirito e il palato.

~ LA RICETTA ~

Ingredienti per la “scorcia” (l’involucro):
800 grammi di farina
75 grammi di zucchero
Un pizzico di sale
150 grammi di strutto
4 uova
1 dl. di marsala
Canne dal diametro di circa 2 cm. e lunghe circa 12 cm. o cannelle di latta (non saldata)
Olio di semi per friggere

Per la crema di ricotta e la decorazione:
1 chilo di ricotta di pecora freschissima
600 grammi di zucchero
Un pizzico di cannella in polvere
Gocce di cioccolato fondente q.b.
Canditi o ciliegie candite q.b.
Scorzette di arance candite q.b.
Zucchero a velo q.b.

Preparazione delle “scorcie”: impastare la farina con gli altri ingredienti, in modo da ottenere una pasta piuttosto dura. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola e farla riposare per circa un’ora.
Spianare la pasta in sfoglia sottile e ricavare dei dischi da 10 cm. di diametro, avvolgerli nelle canne unte d’olio e immergerle in abbondate olio bollente (due – tre per volta). Non appena la pasta sarà di un bel dorato scuro scolare e mettere a raffreddare su carta assorbente.

Preparazione della crema di ricotta: se la ricotta è molto umida, come dovrebbe essere, farla sgocciolare in modo da eliminare la maggior parte di siero. Amalgamare bene la ricotta con lo zucchero. Lasciare riposare per un’ora e quindi setacciarla. A questo punto unire la cannella e mescolare bene.
Confezioniamo i cannoli :riempire le scorze con la crema servendovi di un cucchiaino e di un coltello per spianare le parti estreme oppure di una siringa per dolci. Posare una ciliegia candita o delle gocce di cioccolato o dei canditi o delle scorzette di arancia candita alle estremità, mettere in un vassoio e infine spolverare con zucchero a velo.

Variante per il ripieno dei cannoli: dopo aver messo insieme ricotta, zucchero e cannella, potete aggiungere all’impasto le gocce di cioccolato o i canditi e poi decorare solo con una ciliegia candita posta alle estremità e spolverare con lo zucchero a velo.

Buon appetito!

venerdì 29 ottobre 2010

I frutti dell'Autunno


Ogni stagione ha i suoi frutti, da quelli freschi e succosi a quelli secchi dell'Autunno. Con Settembre comincia una stagione bella per molti (c'è più fresco, chi ha lavorato in Estate può andare in vacanza...), per altri noiosa (comincia la scuola, si esce meno, c'è meno gente in giro...), per altri ancora lavorativa (vendemmia, raccogliere castagne, olive, nocciole...). Dalle nostre parti, queste attività, col tempo, vanno scemando e a praticarle restano per lo più gli anziani.

Quando i nostri nonni erano bambini la frutta secca veniva chiamata "dolce dei poveri" e, per loro, costituiva una ricchezza. I "dolci" erano principalmente le castagne infornate, i fichi fatti appassire al Sole, le noci e le nocciole tostate.

Oggi con questi frutti possiamo fare tanto altro. Ecco alcune ricette:


CASTAGNACCIO:

600g di farina di castagne,
450ml di latte,
75g di zucchero,
20g di pinoli,
4 cucchiai d'olio d'olivo,
1 pizzico di sale,
1/2 bicchiere di liquore,
vanellina,
lievito.

Setacciare la farina con il lievito e la vanellina. Aggiungere lentamente il latte, 150ml d'acqua, liquore e mescolate fino ad ottenere un liquido cremoso. Aggiungere il sale, zucchero, olio, amalgamando bene. Versate in una teglia unta e distribuite i pinoli.
Mettere in forno a 180° per 50 minuti circa.


PANE ALLE NOCI:

300g di farina,
150g di noci,
scorza grattuggiata d'arancia,
100g di burro,
150g di zucchero,
1 uovo,
250ml di latte,
1/2 cucchiaino di sale,
lievito.

Imburrare lo stampo. Tritate le noci con un pò di zucchero, unite la farina setacciata con il lievito e il restante zucchero. Incorporate la scorza d'arancia, mescolate tutto e impastate con il latte, sale, uovo e burro liquefatto. Versate il composto nello stampo.
Cuocere a 180° nel forno per circa 1ora.


CIAMBELLA DI CASTAGNE:

200g di farina,
50g di farina di castagne,
110g di zucchero,
60g di burro,
100ml di latte,
10ml di miele millefiori,
2 cucchiaini di cacao amaro,
1 pizzico di sale,
vanellina,
lievito naturale.

Stemperate il lievito con il latte intiepidito e un cucchiaino di zucchero, fino a quando raggiunge un abbondante schiumeggiamento. Versate la soluzione in una terrina ed aggiungete, a poco a poco, le farine, il miele e il burro. Unite il sale ed impastate il composto fino ad ottenere una pasta morbida e liscia. Porre l'impasto in un recipiente coperto da un telo e lasciate riposare per 1ora circa. Trascorso il tempo, incorporate zucchero e cacao. Impastate e mettete in uno stampo imburrato e infarinato. Lasciate lievitare in un luogo tiepido per 25minuti e mettere in forno a 180° per 35minuti circa.

venerdì 19 marzo 2010

Spinci di San Giuseppe


19 Marzo, festa del papà, si festeggia San Giuseppe e, come tradizione vuole, non può mancare il famoso dolce siciliano preparato in onore di questa ricorrenza. Parliamo di un dolce dalle origini antiche che i maggiori intenditori fanno risalire alla tradizione araba: le "spinci".

Il nome "spinci" deriva dal latino "spongia", ovvero spugna, e questi a sua volta dal greco "sfoggia".
Dunque frittelle morbide, gustose e asimmetriche, che sembrano delle vere e proprie spugne. In molti però, identificano l'origine del vocabolo nel termine arabo "sfang" col quale viene indicata una frittella di pasta addolcita con il miele e, in effetti, si tratta di un particolare tipo di frittella, ossia un dolce a base di pastella fritta in abbondante olio o strutto caldo.
Nonostante la fantasia dei pasticceri, le "spinci" non sono mai state trasformate significativamente dalla cultura siciliana, anzi sono rimaste identiche a quelle della tradizione araba.

In Sicilia le spinci sono dedicate a San Giuseppe, il santo protettore degli umili, come umili sono gli ingredienti del dolce. Viene preparato, quindi, per la festa del papà, ma nelle altre regioni d'Italia, è un piatto degustato per San Martino, per l'Immacolata o per Natale; inoltre in alcuni paesi non è un dolce ma un piatto salato dal preparato completamente diverso da quello siciliano.
Oggi le spinci sono facilmente reperibili in ogni pasticceria siciliana. In passato la loro preparazione (tutt'altro che semplice) era affidata alla maestria delle donne. Con un dispendio di energie non indifferente bisogna lavorare l'impasto in maniera continua al fine di fargli incorporare la maggior quantità d'aria per rendere le spinci morbide e tenere sotto controllo la temperatura al momento della frittura dell'impasto. Questo particolare tipo di lavorazione consente alle spinci di gonfiarsi diventando soffici e dorate.

Spincia, sfincia, sfincitedda e sfinciuni indicano prodotti diversi, appartenenti ora a preparazioni salate, ora a preparazioni dolci, provenienti ugualmente dalla stessa famiglia delle spinci. Esistono, quindi, vari tipi di spince; qui di seguito vi proponiamo quelle più gettonate e conosciute!

  • SPINCI
Ingredienti
½ litro d’acqua
100gr di burro
300gr di farina
7 uova
Un pizzico di sale
Zucchero

Preparazione

Sciogliere il burro in un tegame con l’acqua e aggiungere un pizzico di sale. Quando il burro è sciolto, spegnere il fuoco e unire la farina a mestoli, mescolando ogni volta, in modo da incorporarla bene senza creare grumi. Lasciare raffreddare per 20 minuti e successivamente incorporare le uova una a una, mescolando ogni volta. Quando l'impasto è omogeneo, lasciarlo riposare per 30 minuti. Scaldare l'olio di semi in un tegame (meglio se con cestello) e, quando è bollente, friggere l'impasto, pescandolo con il cucchiaio. Quando sono ben dorate, scolare le spince e deporle su carta assorbente. Spolverare con zucchero.

  • SPINCI RIPIENI CON CREMA DI RICOTTA O CON CREMA PASTICCERA
Ingredienti
450gr di farina
8 uova
Un pizzico di sale
2 bustine di lievito
2 bustine di vanillina
Zucchero
Crema di ricotta o crema pasticcera q.b.

Preparazione
In una ciotola mescolare farina, lievito, vanillina e sale. Versare tutto in un frullatore e aggiungete le uova. Continuare a frullare e lasciare riposare l’impasto per circa 15 minuti. Scaldare l’olio di semi in un tegame e, quando arriva a temperatura alta, prendere l’impasto con un cucchiaio dandogli una forma arrotondata e metterlo a friggere. Quando diventano dorate, uscire le spince dall’olio e metterle a scolare su carta assorbente. Tagliarle trasversalmente e farcirle con crema pasticcera o con crema di ricotta. A piacere, si possono anche aggiungere gocce di cioccolato o frutta candita. Infine passarle nello zucchero e servirle.

  • SPINCI DI RISO
Ingredienti
375gr Latte
250gr Riso bianco
50gr Farina
50gr Zucchero
5gr Lievito di birra
Cannella in polvere q.b.
1 Arancia

Procedimento
Versare in un recipiente il latte e un uguale quantitativo di acqua, metterlo sul fuoco e appena alzerà il bollore unire il riso: quando sarà cotto toglierlo dal fuoco e lasciarlo così, come si trova. Una volta freddo, aggiungere la scorza grattugiata di mezza arancia, un pizzico di cannella, 25 gr. di zucchero, la farina e il lievito di birra. Mescolare bene, quindi porlo in luogo tiepido lasciandolo lievitare per due ore. Metterlo allora su un tagliere di legno o su un ripiano e con una spatola staccare con garbo il composto dandogli una forma più allungata e spingendolo nell'olio bollente. Lasciare dorare le spince e appena tolte dall'olio passarle nello zucchero e servire.

  • SPINCI CON UVA PASSA
Ingredienti
500 gr. di farina
1 cubetto di lievito per pane
100 gr. di uva passa
zucchero
sale.


Procedimento
Porre la farina in un'ampia scodella e unirvi il lievito, il sale e 1 cucchiaio di zucchero, aggiungere poco alla volta dell’acqua tiepida continuando a rimestare aggiungendo poco alla volta l’uva passa previamente fatta rinvenire in acqua tiepida, sbattere energicamente il composto con un cucchiaio di legno fino a quando non si attaccherà più al cucchiaio.
Coprire la scodella con un tovagliolo e lasciar riposare fino a lievitazione.
Preparare una casseruola nella quale già sfrigoli olio d’oliva in abbondanza e versare singole cucchiaiate del composto; farle dorare (friggendo si gonfieranno vistosamente) e deporle su dei fogli assorbenti. Sistemarle in un vassoio spruzzandole di zucchero.

Buon Appetito!!!