Cinquemila anni fa la pelosa figura del mammut dominava la steppa gioiosana. Per motivi non ancora chiari questo mastodontico animale subì delle trasformazioni evolutive sostanziali che lo portarono a perdere i peli, acquisire una colorazione nera a macchie gialle, sviluppare delle ali membranose e rimpicciolirsi fino alle modeste dimensioni di circa 5 cm per diventare quella che oggi è nota come vespa mammut o megascolia maculata flavifrons *.
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Evoluzione del mammut (immagini non in scala). |
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Megascolia maculata flavifrons. |
Sebbene a Gioiosa la si indichi col generico appellativo di "tabbanu" (termine usato per identificare pure xilocope [tabbanu niuro] e vespe crabro [tabbanu russu]) risulta essere una vespa. Come suggerito dalla foto, si nutre di nettare, ma, per deludere ogni aspettativa buonista e rispondere alle allusioni precedenti, è un parassita: depone le uova nel corpo delle larve dello scarabeo rinoceronte (per intenderci quei grossi vermoni bianchi con quattro zampette che si trovano sotto terra, talvolta nei vasi di un geranio che misteriosamente sta marcendo).
L'esemplare della foto è una femmina, distinguibile dal maschio per le dimensioni (maggiori nella femmina che raggiunge i 6 cm) e per il colore della testa (gialla nella femmina, nera nel maschio).
L'esemplare della foto è una femmina, distinguibile dal maschio per le dimensioni (maggiori nella femmina che raggiunge i 6 cm) e per il colore della testa (gialla nella femmina, nera nel maschio).
Note:
* Per il lettore meno attento: l'introduzione è uno "scenario d'intrattenimento". In altre parole: ovviamente il mammut non si è evoluto nella megascolia.
Credits:
- Identificazione belva resa possibile da Natura Mediterraneo.
- foto del mammut rubata da http://true-wildlife.blogspot.com/2011/04/woolly-mammoth.html.