mercoledì 23 dicembre 2009

Caro Babbo Natale...


...ti scriviamo che son passati tant'anni. E’ che di fronte al mondo, ancora una volta, ci siam rimasti un poco male.

Ti scriviamo, caro Babbo Natale, non per domandarti giochi, né bambole o macchinine, è che barbuto e anziano, hai l’aspetto di chi sa ascoltare e magari, con saggezza, consigliare. In più sei magico, chissà che un aiuto ce lo mandi per davvero. Vogliamo, quindi, raccontarti una storia. Vorremmo tanto esordire con “C’era una volta…”, ma questa è una storia dei giorni e dei luoghi nostri, e allora cominciamo così:

V’è sul Tirreno un paese di nome Gioiosa (Marea) e appartiene a Gioiosa un burrone incantato chiamato “u vadduni di Buffi”. Tra querce secolari, al limitare del burrone, dimora un fu fanciullo, chiamiamolo Pfrwewrfp, come tanti giovani della nostra terra. Il giovane Pfrwewrfp, maledetto dagli gnomi, era costretto a disfarsi dell’immondizia che magicamente gli compariva sotto casa.

"Pfrwewrfp, maledetto dagli gnomi..."

"...era costretto a disfarsi dell’immondizia che magicamente gli compariva sotto casa".


Decise un bel giorno di Novembre di mettersi in cammino e indagare sul mistero del burrone incantato. Impavido, s’addentrò nella boscaglia è andò diritto verso l’ignoto. Incontrò “buffi”, ricci e colombacci e, infine, dopo lungo errare, scoprì l’arcano: scarti edili, eternit e lavatrici, materassi e tant’altro ancora! “Altro che gnomi e burrone ‘ncantato!” pensò il giovane Pfrwewrfp “questo problema s’a da risolvere! …E mo sa che faccio?”. E fu così che il nostro eroe s’appellò agli aspiranti luminari delle contrade. Chiamò l’agronomo e l’avvocato e l’astronomo e il ragioniere. “Interrogate le radici!”, tuonò, “Il codice e le stelle! Ma risolvetemi stò problema! Ché di spalar monnezza iò sono stanco!”

“Altro che gnomi e burrone ‘ncantato!”

"…E mo sa che faccio?"

"S’appellò agli aspiranti luminari!"

E così avvenne che si domandò alle rocce, si scrutarono i cieli, si fecero conti e si fecero ipotesi, si spulciarono leggi, antiche e nuove e il verdetto fu uno, e fu amaro assai.

"Questo problema s’a da risolvere!"

"Si scrutarono i cieli..."

"...si fecero ipotesi..."

"...si spulciarono leggi, antiche e nuove..."

Toccò all’agronomo enunciar la risposta. Chiamò in disparte il giovane Pfrwewrfp e gli disse chiaro: “C’è niente da fare. Ormai è uno schifo! Ca semu unni si scurdò i scarpi u signuri e a genti faci chiddu chi voli! Sinni futtunu di te e du vadduni!”

"C’è niente da fare. Ormai è uno schifo!"

"Ca semu unni si scurdò i scarpi u signuri e a genti sinni futti di te e du vadduni!”

E mentre nessuno lo stava a guardare e mentre nessuno lo stava a sentire, s’accoccolò in disparte, il giovane Pfrwewrfp, sul ciglio erboso del burrone inquinato. Giacevano, laggiù sotto i suoi piedi, le contrade (S.Francesco, S.Ignazio, S.Nicola…) e lontano, sul mare, Gioiosa. Sopra di lui la grande mano della strafottenza, dell’ignoranza e dell’inefficienza stritolava speranze e nobili pensieri.

"Sopra di lui la grande mano della strafottenza..."

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